C'era una volta Ubuntu per PowerPC
Vi ricordate i tempi in cui Canonical spediva gratuitamente i CD di installazione di Ubuntu? Io sì!
Correva l'anno 2005. Frequentavo ancora l'università e avevo da poco acquistato il mio primo computer portatile: un Apple PowerBook G4 12'' Aluminium. Era il periodo in cui Apple utilizzava ancora i processori PowerPC, CPU con architettura RISC sviluppate dalla casa di Cupertino insieme a IBM e Motorola.
A bordo c'era ovviamente il sistema operativo di Apple, all'epoca Mac OS X "Tiger". Il sistema non era niente male, anche per me che ormai da qualche anno ero abituato a usare Linux sul mio PC desktop. Erano infatti gli anni della mia "luna di miele" con Debian, prima con Sarge e poi con Etch, le prime distribuzioni con cui ero finalmente riuscito a far funzionare l'accelerazione 3D sulla mitica scheda grafica Voodoo 3dfx.
Come è risaputo, anche Mac OS X, come Linux, è un sistema operativo di tipo Unix, ma basato su un kernel di derivazione BSD. Si tratta comunque di un sistema compatibile POSIX, pertanto l'esperienza d'uso, le utility di sistema, la shell e molti programmi sono gli stessi degli altri sistemi Unix-like, compreso Linux.

Ma usare un Mac con il suo sistema operativo nativo, seppur comodo e user-friendly, mi sembrava un po' troppo banale. Volevo a tutti i costi farci girare anche Linux.
In quegli anni, il modo più semplice e rapido per procurarsi i CD/DVD di installazione delle distribuzioni Linux era tramite le riviste dedicate, come Linux&Co., Linux Pro e Linux Magazine, che ogni mese pubblicavano un nuovo numero con allegati software e distribuzioni.
Problema numero 1: le immagini ISO distribuite dalle riviste erano esclusivamente per architettura Intel x86 e x86-64, quindi non compatibili con il mio Mac PowerPC. L'unica altra via era il download via Internet.
Problema numero 2: la zona in cui vivevo nei primi anni Duemila era fortemente colpita dal digital divide. L'unica possibilità di connettività Internet era tramite modem a 56Kbps. Anche con la tariffa flat, da poco introdotta dal mio provider telefonico, scaricare una ISO da 500 o 600 MegaByte voleva dire impiegare non meno di 24 ore, periodo durante il quale il telefono sarebbe risultato sempre occupato.
Per almeno un paio di volte mi pare di averci anche provato a scaricare le ISO col modem, ma non sempre la cosa andava a buon fine. A un certo punto, quindi, iniziai a farmele mandare per posta da chi aveva una connessione ad alta velocità. Era una soluzione piuttosto in voga all'epoca, e c'erano anche servizi appositi che lo facevano in cambio di pochi Euro, data l'arretratezza digitale ancora piuttosto diffusa in molte aree del nostro Paese.
Tra le prime distribuzioni che ricordo di aver ottenuto in questo modo c'erano sicuramente Slackintosh (un porting di Slackware per PowerPC) e YellowDog Linux, una derivazione di Red Hat particolarmente curata e ottimizzata per PowerPC. Entrambe le distribuzioni sono ormai morte e sepolte da anni.
In quegli stessi anni, però, stava nascendo un nuovo fenomeno all'interno del mondo del software open source. Mark Shuttleworth, eccentrico imprenditore sudafricano che aveva guadagnato una fortuna proprio grazie a Linux, decise che fosse doveroso fare qualcosa per ripagare la comunità del software libero che lo aveva reso straricco. Fondò così Canonical e lanciò un progetto il cui scopo era contribuire in modo decisivo alla distribuzione e diffusione del software libero. Il punto di forza di questa attività sarebbe stata una distribuzione Linux bella, affidabile e facile da usare, alla portata dell'utente comune. Questa distribuzione, basata su Debian, venne chiamata Ubuntu.
Oltre all'usabilità e alla filosofia umanitaria alla base del progetto, uno dei punti di forza più concreti e apprezzati di questa nuova distribuzione era la possibilità di richiederne gratuitamente i supporti di installazione, semplicemente compilando un modulo sul sito. Nel giro di qualche giorno o settimana, i CD arrivavano comodamente a casa, senza alcun costo, grazie a un servizio postale internazionale. Era una piccola magia, un gesto di fiducia e di pura condivisione che incarnava lo spirito dell'open source.
Vista la disponibilità, all'epoca, di Ubuntu sia per architettura x86 che PowerPC, decisi di fare richiesta per entrambe le versioni, che conservo gelosamente ancora oggi come cimeli di un'epoca pionieristica.
Quella mossa di Canonical – semplice, diretta e per certi versi rivoluzionaria – eliminò un enorme ostacolo all'ingresso nel mondo Linux per milioni di curiosi. Superò il digital divide, portando Linux fisicamente nelle case di chi non aveva una connessione veloce, la pazienza per download interminabili, o semplicemente la voglia di masterizzare CD. Al di là delle polemiche e di un certo snobismo dei "puristi", che storcevano il naso davanti a una distribuzione considerata troppo facile e "a prova di utonto", l'iniziativa diede una spinta considerevole, forse decisiva, alla diffusione di Linux sul desktop.
A distanza di oltre vent'anni, quell'onda lunga è ancora percettibile. Ubuntu non solo è diventata la base di una miriade di architetture cloud che fanno funzionare i servizi più disparati del mondo moderno, ma ha anche mantenuto la sua promessa di accessibilità. È il fondamento di alcune delle distribuzioni Linux più diffuse e user-friendly, come Linux Mint, Pop!_OS e Zorin OS. E tutto, forse, è iniziato anche con quei semplici CD gratuiti, che come semi lanciati al vento, hanno attecchito in ogni angolo del mondo, compreso il mio piccolo PowerBook G4.
