Decluttering, che fatica!

Con il termine “decluttering” si intende l’attività di rimuovere ciò che non è necessario, ovvero il superfluo, al fine di rendere un ambiente più piacevole, utile e funzionale. In genere questa attività riguarda luoghi e oggetti materiali, e la simpatica Marie Kondō ci ha addirittura scritto un libro di successo intitolato (nella versione italiana) “Il magico potere del riordino”.

Il problema

Col passare del tempo, per molte persone è abbastanza comune comprare e accumulare cose che, dopo un primo utilizzo, finiscono per essere messe da parte e dimenticate. Può trattarsi di scarpe, vestiti, block notes, elettrodomestici, dispositivi elettronici, attrezzi per il giardinaggio e via discorrendo. Questo avviene perché, per la maggior parte del tempo, tendiamo generalmente ad utilizzare sempre le stesse cose, con tutto il resto che rimane ad occupare inutilmente spazio prezioso.

Essere circondati da cose inutili produce stress derivante dalla necessità di doverle gestire, contribuendo a ridurre il tempo libero e a peggiorare la qualità della nostra vita.

Sebbene non sempre si tratti di una manifestazione patologica, come quella che affligge i cosiddetti “accumulatori seriali”, molto spesso si prova una certa difficoltà a selezionare e togliere di mezzo ciò che non ci serve più.

Fare decluttering significa proprio individuare le cose superflue e liberarsene senza troppa pietà.

Attenzione! Liberarsi di questi oggetti non vuol dire metterli in uno scatolone, da conservare magari in garage o in soffitta, ma significa eliminarli in maniera definitiva e non recuperabile!

Non solo oggetti materiali

Anche gli oggetti “immateriali”, come software o servizi, possono rappresentare una minaccia al nostro benessere mentale e causare quindi un peggioramento della nostra qualità di vita. Ecco qualche esempio che ho vissuto sulla mia pelle.

Essere iscritti a troppe newsletter, che magari non si leggono mai, produce sia il fastidio causato dalle continue notifiche sia una sorta di senso di colpa per non riuscire a leggerle tutte.

Avere tanti account di posta elettronica comporta sicuramente fatica nel gestirli (molte password, diverse applicazioni), produce confusione (con quale email mi sono iscritto a quel servizio? boh!) e aumenta il rischio di compromissione e dispersione delle informazioni.

Avere più computer, magari anche con sistemi operativi differenti, è oneroso sia economicamente che dal punto di vista della gestione dei dati e delle applicazioni.

Cosa sto facendo per migliorare

In virtù di quanto esposto precedentemente, periodicamente sento il bisogno di censire le cose che ho e cercare di rimuovere quelle di cui non ho reale bisogno. Ultimamente ho iniziato ad avere un approccio un po’ più aggressivo, dato che quello “morbido” non produce gli stessi benefici.

Consolidamento web

Ho lasciato scadere buona parte dei domini inutilizzati, salvando solo quello attuale insieme al suo “gemello”; questo è il motivo per cui adesso verolinux.org rimanda qui. Inoltre ho trasferito il sito su un hosting condiviso, che mi obbliga ad usare un singolo dominio e mi mette a disposizione soltanto la piattaforma LAMP (Linux, Apache, MySQL e PHP). Questo vuol dire abbandonare di fatto ogni possibilità di usare Ghost o WriteFreely per pubblicare il mio blog.

Ho anche dismesso il VPS sul quale tenevo la mia istanza Nextcloud, che ora gira allegramente su un Raspberry Pi che tengo in casa. I vantaggi ottenuti sono almeno tre:

  1. ho eliminato il costo mensile del VPS;
  2. non ho limiti di spazio;
  3. i miei dati si trovano sul mio hardware e non su quello altrui.

Razionalizzazione email

Da diversi anni, per i miei due domini principali utilizzo servizi email di terze parti, ovvero Proton e Tuta. Ciascuno di essi ha pregi e difetti, dei quali discuterò probabilmente in un altro post. Sebbene mi piacciano entrambi, alla fine ho deciso di tenere soltanto Proton.

Dismissioni hardware

Fino a qualche settimana fa, oltre ad avere diversi computer attivi in casa (alcuni desktop, un portatile e qualche mini-server), avevo anche diversi apparati di rete sempre accesi e una sorta di laboratorio casalingo per il networking. Ad oggi ho smontato tutto e mi rimane soltanto quello che mi è effettivamente necessario:

  • un desktop
  • il portatile
  • il Raspberry per Nextcloud

Il vantaggio, in termini di spazio guadagnato sulle scrivanie, è impressionante. In più, su entrambi i computer (desktop e portatile) utilizzo lo stesso sistema operativo (Fedora) equipaggiato con le stesse applicazioni, in modo da ridurre ulteriormente la complessità gestionale.

Mi sono liberato anche di tutti gli switch e degli access point, dato che le due powerline rimaste hanno ciascuna due porte Ethernet e fungono esse stesse da access point wireless.

Addio servizi on-line

Mi sono liberato di buona parte dei servizi streaming ai quali ero iscritto, come ad esempio Spotify, RaiPlay, Deezer e compagnia cantante (è il caso di dirlo).

Ho cancellato l’iscrizione a diverse community alle quali non partecipavo mai, per non parlare delle newsletter e di molti gruppi e canali Telegram.

Per quanto riguarda i social network, li ho eliminati tutti tranne Facebook, che conservo soltanto per il fatto che è il modo più comodo per contattare alcune persone che non frequento abitualmente. Nei prossimi giorni, tuttavia, potrei iscrivermi nuovamente a Mastodon e usarlo come social network principale.

Il lavoro non è finito

Dopo il decluttering “tecnologico”, non ancora terminato, dovrò occuparmi anche di scarpe, vestiti e oggetti vari disseminati per la casa. Poi sarà il momento di rivedere anche alcune mie abitudini comportamentali, ma questa è un’altra storia.

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